In una notte del ‘700, nella Roma dei Papi, due giudei - Angeluccio ed Abramo - sono condannati a morte per aver rubato nelle botteghe del ghetto. Il dente dell’epistrofeo penetrerà nel loro midollo recidendolo.
Nel Confortorio, un’antinferno popolato di preti, si tentano tutte le strade per ottenerne la conversione. “Orate fratres”. Ma i due resistono e l’aurora inizia a spuntare.
I condanni hanno fame ma va rispettato il digiuno, se dovessero convertirsi non potrebbero prendere l’ostia.
I religiosi celebrano la prima messa e poi la seconda e la terza, finché tutti i padri offrono a Dio l’agnello. “Perché, o Signore: la tua grazia tarda”.
Il popolo affolla le strade, e corazze e tamburi sono pronti per la guardia. Ma c’è ancora tempo per portar con sé le vesti da convertiti.
“Orate in silenzio senza litania”. I Tamburi sono pronti. I Cannoni avanti ed il Cristo inalberato dietro, per non aver ottenuto la Grazia. La forca incrocia il Tevere a piazza di Ponte Sant’Angelo. Ma prima a piedi: “furono fatti smontare alla Cappella, per tentare con loro un ultima prova”.
I due in ceppi si salutano in ebraico. Frati incappucciati li scortano al patibolo.